martedì 1 ottobre 2013

Amarcord

Oggi pomeriggio ho fatto un dolce e divertentissimo salto nel passato, grazie alla mostra di cui vedete qui sotto la locandina.



Ma chi sono i Ronfi? Se siete stati lettori del Corriere dei Piccoli negli anni '80 e primi anni '90 penso che non possiate averli dimenticati.
Per tutti gli altri, sappiate che i Ronfi vivono nel bosco, e sono animaletti pigrissimi dalla pelliccia rossiccia, che si nutrono di legno dolce. Nella vita non fanno altro se non appunto nutrirsi di legno e soprattutto dormire. E poi si cacciano spesso in qualche guaio, dal quale riescono sempre provvidenzialmente a uscire.
Sono nati dalla fantasia di Adriano Carnevali, il quale descrive i suoi piccoli roditori in questo modo:

" I Ronfi sono dei veri e propri "disadattati della natura" (che farebbero l'infelicità di un Konrad Lorenz): infatti sono pigri (come dice il loro nome), piuttosto sciocchini e, per di più, presuntuosi e saccenti. Il "Ronfo-tipo" non sa orientarsi, è incapace di difendersi dai pericoli del bosco, non possiede ben chiaro il senso del mutare delle stagioni ecc...; deve la propria miracolosa sopravvivenza soltanto all'aiuto di altri animali generosi o, più frequentemente, a una sfacciata fortuna. Le avventure dei Ronfi sono imperniate soprattutto sui guai che queste disastrose bestiole combinano. "



Io adoravo i Ronfi da bambina, e li adoro adesso che li ho riscoperti grazie a questa mostra. Non che li abbia mai dimenticati, del resto.
Come non ho mai dimenticato il Corriere dei Piccoli, che ricevevo ogni settimana e mi ricordo che ero felice il giorno in cui lo trovavo nella cassetta della posta (mia zia mi aveva regalato l'abbonamento), e lo leggevo a pranzo, tra una forchettata e l'altra, prima di tornare a scuola.
Era veramente un bel giornale, pieno di cose ben fatte e interessanti, con autori di qualità, come Adriano Carnevali, appunto, ma anche Grazia Nidasio (la sua Stefi merita senz'altro un post a parte), e tutta la redazione.
Quanti bei ricordi! 
Ho ancora tutti i numeri in cantina, impilati con ordine. 
Quando mi ci cade l'occhio provo sempre un misto di gratitudine e nostalgia. Gratitudine perché era davvero un ottimo prodotto per bambini e ragazzini, e in qualche modo quella filosofia di vita l'ho portata con me; e nostalgia per quei tempi ormai lontani, in cui la mia più grande sciagura erano le mie croniche difficoltà in matematica. Ma a parte questo, quanto era bello essere bambini? 

Spero che anche i bambini di oggi e di domani abbiano l'opportunità di avere un giornalino così bello e intelligente, che li possa sollevare dal piattume dell'attuale offerta (almeno, questa è la mia impressione).

A questo proposito esiste una pubblicazione molto carina, curata proprio da Carnevali, dal titolo Giocolandia, di cui ho preso un numero alla mostra. Contiene alcune storie dei Ronfi, e tanti giochi divertenti e intelligenti per non lasciare abbrutire i bambini  :-)

La mostra è aperta fino al 6 ottobre allo Spazio Wow di Milano. Oltre a diverse tavole super divertenti, vi è esposto anche un villaggio dei Ronfi in scala, più vari ronf cimeli, tipo un dente da latte di un piccolo Ronfo, la campanella che usano per svegliarsi dal letargo (ma senza batacchio), un pezzo di legno con il segno del loro morso, un calco del loro piede, e altre cose  :-)













martedì 3 settembre 2013

Aspettando Monza

Ad un certo punto del 2012 apprendo una notizia che a confronto la profezia dei Maya faceva ridere. Ovvero, Sky aveva acquistato i diritti per la messa in onda della Formula1, portandola via alla RAI.
 La mia reazione, non avendo io Sky, e non avendo nessuna intenzione di farmi un abbonamento per vedere un solo programma (sia per questioni economiche che di principio), è stata: aaaaarrrggghhh! Maledettiiii!!!
Perché io amo le corse di Formula1. Perché sono uno dei miei ansiolitici. Perché il Mondiale mi appassiona e perché in un'altra vita mi piacerebbe fare la team manager di una scuderia :-)
E Sky se lo sgraffigna.
Insomma, depressione.

La realtà per fortuna non è stata così nera. Ovvero, alla RAI hanno lasciato 9 gran premi da trasmettere in diretta (alcuni già trasmessi), mentre gli altri 11 (sigh) vanno in differita. Meglio che niente. Certo non è il massimo riuscire a passare buona parte della domenica senza venire a sapere in anticipo il risultato della gara, ma tant'è.
Inoltre alcuni week-end sono in Svizzera, e posso seguire le gare su TSI2 (che purtroppo a Milano non si prende, manco fossimo all'altro capo del mondo).
In sostanza, riesco comunque a seguire il Mondiale.



Che anche quest'anno pare poter finire abbastanza facilmente nelle mani di Sebastian Vettel, il quale, dopo essere diventato campione del mondo per tre volte consecutivamente nelle ultime tre stagioni, è attualmente in testa e sulla sua Red Bull è semplicemente il grande favorito.
La Ferrari, con Fernando Alonso (perché Felipe Massa ormai pare perso per strada, e non da quest'anno, e in qualche modo viene quasi sempre risucchiato indietro durante la gara, o, come avvenuto ultimamente, si autoelimina con assurdi incidenti), cerca di non perdere troppo terreno, ma pare vivere, rispetto all'inizio della stagione, una preoccupante involuzione, almeno fino al Gran Premio d'Ungheria. Due settimane fa, a Spa, la Ferrari è parsa invece piuttosto in forma, anche se nulla ha potuto il buon Fernando sull'arrembante Vettel, che ha disputato una delle sue ormai classiche gare in testa. Parte e va e chi lo prende più. Sarà la Red Bull, sarà il geniale ingegnere Adrian Newey che l'ha progettata, sarà il pilota tedesco che sa guidare in modo perfetto questa monoposto.
Io ci provo a gufarlo (per carità, non gli auguro nulla di grave, intendiamoci, però qualche gufatina gliela faccio perché ammetto che mi sta leggermente antipatico), ma niente.
Quando parte in pole, o riesce a passare in testa, addio, in genere non ce n'è per nessuno.

Io tifo soprattutto per Kimi Raikkonen, ma temo che la sua Lotus (con i problemi finanziari che si ritrova e che non si capisce se riuscirà a risolvere completamente) in questa seconda parte di stagione sarà meno competitiva perché non riuscirà a portare, a quanto sembra, molti nuovi sviluppi, e dunque pare destinata a perdere terreno. Peccato perché Iceman fino a poco tempo fa era secondo nel mondiale piloti, dietro a Vettel. Ora secondo è tornato Alonso, separato dal leader da 46 punti.

Si arriva dunque a Monza, il prossimo weekend, in questa situazione.
Sabato sarò all'autodromo per la giornata delle qualifiche. Spero che qualcuno riesca almeno a strappare  la pole position a Vettel (guferò perché ciò avvenga, eh eh eh)   :-)

Qui la mia raccolta di immagini di Formula1 su Pinterest





















mercoledì 28 agosto 2013

Lasciando andare agosto

Dopo eoni (o almeno questa è la mia impressione) torno a scrivere qui.
Le vacanze le ho archiviate stamattina rientrando a Milano. Sono sempre felice di tornare in quella che è diventata la mia seconda casa. Ma allo stesso tempo è un po' triste lasciarsi alle spalle le spensierate pigre giornate estive fatte di letture, gite, strenue partite ad adorabili giochini scaricati dall'App Store (vogliamo parlare della mia dipendenza da Pou, Piante contro Zombie, Temple Run, o Candy Crush?), ma anche attività più nobili come la fotografia (esperimenti di ritorno alla pellicola, tra la piccola plasticosa Diana con i suoi rullini 120, e il mio grande amore analogico, la Polaroid, che torna a vivere grazie alle pellicole Impossible, che emozione quando ho caricato la macchina dopo tanto tempo, e pazienza se le foto hanno una certa dominante gialla e il pacchetto costa 20 euro, ha sempre qualcosa di magico).
In realtà non abbandono nulla di tutto questo, soprattutto la fotografia che è il mio lavoro (pur se costretto in studio e sottoforma di still-life), ma quando si è in vacanza, non c'è bisogno che ve lo dica, tutto ha un altro sapore.

Di questo agosto porterò con me la meraviglia del Lago Maggiore e delle sue isole, veri paradisi in terra pieni di fiori e antichi tesori; l'adorato, caratteristico rumore che fa la polaroid quando esce dalla macchina e l'attesa di vedere emergere l'immagine nell'emulsione; la bellezza composta di palazzo Castelmur, adagiato tra le montagne del Canton Grigioni (qui le foto con cui ho cercato di raccontare questo luogo incantevole); il lago di Silvaplana, sempre nei Grigioni, che pare uscito da una cartolina; la visita al Museo Casa Enzo Ferrari a Modena, che anche se fuori c'erano 40 gradi ne valeva la pena, per tutte le splendide monoposto lì riunite, vera goduria per un'appassionata di Formula1; gli ottimi racconti da brivido contenuti in The Chtulhu Mythos Mega Pack, uno dei migliori acquisti che abbia fatto grazie al Kindle (se amate Lovecraft procuratevelo); e quell'indefinibile malinconia estiva che ho sempre avuto, ma che ho imparato con gli anni a percepire con affetto.


domenica 2 giugno 2013

Frivolezze aspettando l'estate

No, dico, ma che costume da bagno da Bond girl ho comperato ieri?  :-)



Adocchiavo questo tipo di costume già da diverso tempo, ma avevo sempre rimandato l'acquisto, perché mi sembrava un po' estremo.
Poi ieri entro da Oysho con l'intenzione di prendermi un bikini, ma subito mi cade l'occhio su questo costume. E mi son detta, bé, prima di invecchiare troppo o di incicciosirmi orrendamente (spero di no ma non si può mai dire) voglio provare l'ebbrezza di portare un costume come questo  :-)
Che poi lo userò prevalentemente nella piscina gonfiabile in giardino, ma mi basterà chiudere gli occhi per immaginarmi, che so, in un contesto stile Montecarlo, eh eh eh!

E con questo inutilissimo post auguro a tutti una buona domenica sera.

lunedì 29 aprile 2013

Quelle felici scoperte

Ogni tanto si incappa in qualcosa di speciale, qualcosa che ti fa dire: ma come, ho ignorato fino ad ora la sua esistenza? Come ho potuto?
E' questa la sensazione che ho provato con la scoperta fortuita di uno scrittore di cui non avevo aimé mai sentito parlare. Va anche detto che in Italia non è molto conosciuto.
Sto parlando del signore qui sotto, Clark Ashton Smith.



Scultore, poeta, pittore, e autore di splendidi racconti che mescolano horror, fantasy e fantascienza. L'ho scoperto appunto nella sua veste di scrittore scaricando sul kindle una sua raccolta, Mondi Perduti, semplicemente seguendo un'ispirazione.
Fin dalle prime pagine ho sentito di avere trovato un Autore che incontra perfettamente il mio gusto. E come non potrebbe, vista la mia passione per il genere, e per altri grandi maestri come Poe e Lovecraft (quest'ultimo grande amico epistolare di Clark)?
Oltre che dalla sua prodigiosa immaginazione, sono rimasta molto colpita dal suo linguaggio. Certo, lo sto leggendo in italiano e non in inglese, ma anche in traduzione spiccano coloro che padroneggiano davvero le parole. Coloro che non si limitano a raccontare una storia, ma lo fanno con un loro proprio stile. C'è molta poesia nei cupi, fantastici racconti di Clark Ashton Smith. In fondo lui è nato come poeta, e le parole le ha sempre amate e sapute mescolare con sapienza.

In questi ultimi tempi ho pensato di abbandonare per sempre le mie "velleità letterarie". Di lasciare a vegetare nel Mac i miei racconti compiuti e di non portare a termine gli incompiuti. Insomma, di non scrivere più, di metterci una pietra sopra. Perché sono pigra, perché ho trovato nella fotografia un mezzo più rapido per raccontare, perché quando penso a gente come, ad esempio, Nabokov, mi dico che quello che scrivo io non possiede quella perfezione, quella bellezza, e quei molteplici livelli di lettura neanche lontanamente, perché sono una lettrice esigente e temo che non sarei all'altezza delle mie stesse aspettative.
E poi...e poi ho trovato Clark Ashton Smith e i suoi racconti che sfuggono ad una categorizzazione precisa, ma che sono così evocativi e ben scritti. Che deliziano il mio gusto di lettrice, e allo stesso tempo stuzzicano la pigra scrittrice che se ne sta da sempre nella mia testa.
E allora ho ripensato ai miei racconti custoditi in questo hard disk.
Per anni mi sono affannata a cercare di capire quale potesse essere il mio campo, e il mio stile. Dopo molti vicoli ciechi, ho trovato la strada per dare vita a racconti che non saprei bene come classificare, ma che sono profondamente miei. Anche se dovessero restare per sempre in un cassetto.
Insomma, caro Clark, grazie a te continuerò a scrivere. Perché in fondo l'ho sempre saputo che la mia strada la dovevo cercare nel solco di racconti come i tuoi. Immagino faccia parte della mia natura. Una naturale inclinazione per il mistero. I primi racconti che sono riuscita a concludere vanno tutti in quella direzione.
Prometto di impegnarmi, di scacciare questa mia cronica incostanza mista a pigrizia, che troppo spesso ha interferito con la realizzazione dei cento progetti, letterari e non, che mi frullano in testa.
Lo prometto a me stessa e anche a questo fantastico creatore di mondi, modernissimo, mai banale, che è stato Clark Ashton Smith.





sabato 30 marzo 2013

L'Armando, un piccolo tributo





Mi sono imbattuta in questo video un po' di tempo fa. Lo propongo qui oggi che Enzo Jannacci ci ha lasciati.

mercoledì 20 marzo 2013

Pensieri su una fumata bianca

Una settimana fa la fumata bianca mi ha colta mentre mi stavo avidamente portando alla bocca una forchettata di trofie al pesto. Sì, poco dopo le sette ero già a tavola davanti al mio piatto di trofie, anche perché ultimamente in studio a pranzo mangiamo insalate, essendosi G.  messo a dieta e io adeguandomi per solidarietà. Ciò mi porta ad arrivare alla sera con quella che definirei una fame da lupo, e dunque prima mi metto a tavola meglio è.
Dunque, mi stavo mangiando le trofie alle quali pensavo già dal tardo pomeriggio, quando ecco che dal famoso comignolo comincia ad uscire il candido fumo.
Vi dico, mi sono emozionata. Pur non essendo io credente, e, non essendo neppure stata battezzata, non avendo mai avuto a che fare con la chiesa in nessun modo, e avendo sempre considerato la presenza del Papa un fatto direi ininfluente nella mia vita, pur tutto ciò, quell'immagine delle volute bianche che fuoriuscivano dal comignolo nell'aria nera della sera, mi ha emozionata.
Sono nata che c'era già Wojtila, dunque la mia prima fumata bianca l'ho vissuta quando hanno eletto Ratzinger. Anche allora avevo seguito il tutto, perché, non avendolo mai vissuto, mi incuriosiva molto.
E ho seguito tutto anche la scorsa settimana. Finite le trofie ho preso posizione sul divano con la mia inseparabile coperta, davanti alla TV, ad aspettare la comparsa del nuovo Papa.
Ormai ero davvero curiosa, sì, una curiosità mista ad una piccola ansia (sensazioni tipo quelle da qualifica dei gran premi, permettetemi questo paragone forse blasfemo, quando si decide la pole position). Insomma, arriva o no? Si apre 'sta finestra, 'sto tendaggio?
E intanto i giornalisti, gli "esperti", a fare supposizioni, e Scola, e un Papa americano, o nero, o giallo, e basta! E che esca!
E poi è uscito il cardinale che annuncia il gaudium magnum: habemus papam.
Che poi questo cardinale era parecchio strano, non so a voi che impressione abbia fatto, ma a me è parso che lo avessero appena fatto uscire da qualche catacomba...mah, sarà stata l'emozione del momento.
Comunque, ecco che annuncia il nome. Se non altro capisco che non è Scola. Poi un inviato dice: " E' Bergoglio".
Mai sentito. Però ha scelto di chiamarsi Francesco.
Già questo me lo ha reso simpatico. Poi il nuovo Papa è finalmente uscito e ha salutato la folla immensa con un semplice buonasera. Anche questo mi è piaciuto. Buonasera.

E' trascorsa appena una settimana dall'elezione del cardinale Bergoglio al soglio pontificio. Già in questi pochi giorni comunque il nuovo papa ci ha stupito per la sua informalità, il suo voler rimanere semplice.
Mi sembra un pontefice che saprà essere una figura positiva per tutti, e che divulgherà dei buoni valori, condivisibili anche da chi come me non è credente.
Pure mia mamma, di solito iper critica nei confronti della Chiesa, lo guarda con simpatia. E come lei parecchie persone con cui mi è capitato di parlare.
Mi sembra una persona onesta, aperta, e sono contenta che sia comparso sulla scena.
Caro Francesco, buon lavoro, ne avrà di cose da sistemare. Se poi penserà almeno un po' anche ai nostri amici animali, che troppo spesso stanno tra gli ultimi, sarebbe davvero bello.

il gabbiano sul comignolo


lunedì 11 febbraio 2013

Questa sera nevosa

Cade la neve su Milano, imbianca i tetti, luccica e volteggia nella luce dei lampioni.

Dalla mia finestra

giovedì 7 febbraio 2013

Di che cosa siamo fatti - Body Worlds

Questa mattina ho visitato la mostra Body Worlds, allestita alla Fabbrica del Vapore a Milano.
Ne avrete sentito parlare, in quanto è una mostra famosissima, portata in tutto il mondo, che espone corpi e organi trattati con il metodo della plastinazione, tecnica di conservazione ideata dall'anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens.
L'effetto del trattamento è questo qui sotto:



I corpi sono donati da volontari che danno il loro consenso a divenire, da defunti, parte delle mostre di Body Worlds.
Fa una certa impressione pensare che quelli esposti in pose plastiche nelle teche (ad esempio un giocatore di scacchi, un ginnasta che si regge sugli anelli, dei giocatori di carte, tra l'altro per la cronaca apparsi anche in 007 Casinò Royale in una scena del film, una donna che tira con l'arco, un cavallo impennato, per citarne alcuni) sono stati esseri viventi, come siamo noi ora.
Ed è strano pensare che sotto la nostra pelle anche noi siamo così, e portiamo in noi quell'ingranaggio incredibile che è il nostro organismo. Che purtroppo non è eterno, e, oltre ad un inevitabile invecchiamento, può ammalarsi. Insomma, può tradirci.
Nella mostra c'erano anche molti organi sia sani che malati, tipo il cuore, il cervello, i polmoni, i reni.
Ho pensato una volta di più che è strano essere soggetti allo scorrere del tempo, a possibili malattie, legati indissolubilmente al nostro involucro, al nostro meccanismo interno così meraviglioso ma così fragile in fondo, noi che non siamo soltanto un corpo, ma anche e soprattutto un'anima, intendendo per anima la nostra essenza, i nostri pensieri, il nostro essere noi.

I giocatori di poker



Personalmente visito le mostre spinta da un interesse estetico. Non sono una che sta a leggere tutti i pannelli, e anche a quelli brevi dò in genere una rapida scorsa, cercando di carpire le informazioni essenziali. Ciò è probabilmente una mia lacuna, ma son fatta così. Vado alle mostre che mi ispirano essenzialmente per osservare, poi mi documento dopo, se ne sento il bisogno.
In merito a Body Worlds avrei apprezzato che ci fossero più soggetti esposti, ma a quanto ho capito la mostra può variare da paese a paese. Comunque molto interessante, qualcosa che vale la pena di vedere.
Resta a Milano fino al 17 febbraio.

domenica 3 febbraio 2013

...e un altro anno sulle spalle

3 febbraio. Segno dell'Acquario. Compleanno.
Una certa angoscia del tempo che passa, le solite domande che affiorano alla mia mente. So cavarmela a questo mondo? Sto effettivamente combinando qualcosa? Realizzerò mai quel sogno di cui forse per scaramanzia non parlo mai?
Sto facendo del mio meglio...

Qui sotto com'ero ad un certo punto degli anni 80. Non ho idea del perché indossassi due calze diverse o quelle tremende scarpine...comunque una certa eccentricità mi connotava già allora  :-)
Ero al mare, e ricordo che me ne andavo in giro con quella piccola macchina fotografica al collo. Era una di quelle dentro cui si vedono delle piccole vedute turistiche, avete presente?
In fondo non sono poi cambiata molto.
La mia curiosità per il mondo e la mia immaginazione sono rimaste le stesse di allora. Oggi al posto di quella macchina giocattolo ho una reflex digitale, mia fedele compagna sia di lavoro in studio che di esplorazioni, quando diventa strumento per raccontare o suggerire storie ( il mio mondo fotografico).
Dopotutto, credo che questa bambina qui sotto, la piccola Martigot, approverebbe la strada intrapresa dalla sua parte adulta.


domenica 20 gennaio 2013

Per i suoi novant'anni

Ho realizzato questo collage per il novantesimo compleanno di mia nonna  :-)
La ragazzina nella cornice è lei quando era molto giovane. Come se stesse osservando nel futuro, e vedesse anche il traguardo, allora così lontano, dei 90 anni.




Realizzato con ritagli da riviste e da cataloghi di gioielli, più la foto di mia nonna, scansionata dall'originale e stampata in misura.
Cornice economica ma di grande effetto.


lunedì 14 gennaio 2013

Una storia austro-ungarica: La Marcia di Radetzky

Chi non conosce la celebre marcia di Radetzky, orecchiabile e gagliarda opera che Strauss padre compose per celebrare il maresciallo austro-ungarico?
Da anni, da quando ero bambina, ogni primo gennaio aspetto di sentirla eseguire al concerto di Capodanno di Vienna. Diciamolo, insieme al Bel Danubio Blu, è il clou del concerto, e, mentre riempie baldanzosa l'opulenta sala piena di fiori e d'oro, illuminata dai grandi luccicanti lampadari, non si può non provare il desidero di battere le mani insieme alla ricca platea.

La marcia di Radetzky risuona anche in un bellissimo libro che ho appena finito di leggere, al quale dà anche il titolo.
Scritto da Joseph Roth nel 1932, questo romanzo racconta del declino dell'impero austro-ungarico, il cui rigido dorato impianto è condannato a sgretolarsi con l'avvento di un mondo diverso, fatto di idee nuove, di moti rivoluzionari e di tensioni che sfoceranno nella Grande Guerra.
Un mondo nuovo che prende, con un miscuglio di violenza e di spinta verso il futuro, il posto del vecchio.
Roth ci racconta le vicende di tre generazioni della famiglia Trotta, a partire da Joseph Trotta, che salva la vita dell'allora giovane imperatore Francesco Giuseppe sul campo di battaglia di Solferino. Viene insignito del titolo nobiliare, e la sua impresa aleggerà per sempre, come un'ombra, su suo figlio e su suo nipote. Se il primo diventa un integerrimo capitano distrettuale, dedito al servizio dell'imperatore e per molto tempo cieco alle avvisaglie della decadenza del suo mondo, il secondo, il giovane sottotenente Carl Joseph, vive controvoglia l'impiego nell'esercito, nel quale si sente spesso inadeguato.
Gli sembrano sempre più lontane le domeniche estive nella casa paterna, quando in strada la banda del direttore Nechwal suonava la marcia di Radetzky e sulle sue note Carl Joseph si sentiva pronto a morire per il suo imperatore e per la sua patria. Ora invece vorrebbe solo lasciare tutto e andare a Sipolje, il villaggio sloveno di cui è originaria la sua famiglia, e vivere lì lavorando la terra, libero finalmente dall'ombra di suo nonno, l'eroe di Solferino, il cui ritratto si perde nelle ombre sulla parete dello studio paterno.
Ma Carl Joseph non potrà sfuggire al suo destino di soldato della monarchia, malgrado tutto fa parte di lui, quasi suo malgrado.
E suo padre, il capitano distrettuale, non potrà sopravvivere al suo imperatore, una sorta di suo doppio, la cui lunga esistenza pare essere in qualche modo parallela a quella del signor von Trotta, figlio dell'eroe di Solferino.
E le note della marcia di Radetzky si fanno amare, beffarde, quasi anacronistiche nel caos del disfacimento dell'impero.


Posso dirvi che Joseph Roth era un signore che scriveva meravigliosamente.
Era uno di quegli scrittori con il dono di scrivere fluidamente (e di essere quindi dei narratori puri) e di farlo così bene che ti sembra di respirare il profumo di una giornata d'estate, o di sentire sotto i piedi una strada fangosa, o di percepire nell'aria il temporale che indugia sopra il bosco in una calda serata.
Uno scrittore capace di raccontare la Storia trasmettendone le atmosfere, i profumi, i colori.




" Finalmente ci siamo!" esclamò Chojnicki. "La guerra è arrivata. L'abbiamo aspettata a lungo, eppure ci coglierà di sorpresa. A quanto pare a un Trotta non è concesso di vivere a lungo in libertà. Ho preparato l'uniforme. Nel giro di una o due settimane, credo, saremo chiamati".
Trotta ebbe l'impressione che la natura non fosse mai stata così pacifica come in quel momento. Già si poteva guardare il sole a occhio nudo: calava rapidamente verso occidente, accolto da un vento forte che arricciava le nuvolette bianche nel cielo, ondulava le spighe di grano e frumento sulla terra e carezzava i rossi volti dei papaveri. Un'ombra azzurra fluttuava sui prati verdi. A est il boschetto s'immergeva in un viola nerastro. La piccola casa bianca di Stepanjuk, dove viveva Trotta, risaltava all'estremità del boschetto con le sue finestre accese dalla tenue luce del sole calante. I grilli frinivano con insolita veemenza. Poi il vento portò via le loro voci, vi fu un attimo di silenzio, si percepì il respiro della terra. Di colpo si udì dall'alto, sotto il cielo, un debole, roco garrire. Chojniki alzò la mano.
"Sa cosa sono? Anatre selvatiche! Ci lasciano prima del tempo, è ancora piena estate. Sentono già gli spari. Loro sanno quello che fanno!".
Trotta si avviò lentamente verso le fiammanti finestre della sua casetta.

Joseph Roth, La Marcia di Radetzky




giovedì 3 gennaio 2013

Strascichi di Natale

Lasciatoci alle spalle un altro Natale e pure la famigerata profezia Maya :-), c'è ancora qualche giorno, ovvero fino alla Befana, per mantenere ancora un poco l'atmosfera natalizia.
Dopodiché basta, si disfa l'albero, lo si imballa per l'anno venturo, le palle e le varie decorazioni se ne tornano nelle loro scatole in cantina o nel buio degli armadi, e tanti saluti. Come se non fosse mai successo niente.
Mi viene anche una certa nostalgia per quei due giorni a Innsbruck poco prima delle Feste, delle foreste innevate ai lati della strada che ci portava in Austria, un vero inverno da cartolina, o da fiaba. E il profumo del vin brûlé (che a me non piace ma il suo aroma nell'aria fredda fa subito Natale e vacanza), tra le bancarelle addobbate del mercatino...

Quasi archiviato il periodo natalizio, con annesse piacevoli dormitine al mattino, bagno caldo con tanta schiuma nel tardo pomeriggio con la piacevole prospettiva che il giorno dopo è ancora vacanza, classica partita al gioco da tavolo I Maestri del Labirinto dopo cena, con altrettanto classica arrabbiatura quando la partita non prende esattamente la piega sperata e gli avversari si impossessano di quei gettoni che servirebbero tanto a te, e ultime ma non ultime quelle belle scatole di ottimi cioccolatini svizzeri verso cui la mano si dirige quasi contro la propria volontà, archiviato tutto ciò, bisogna fare un bel respiro e ributtarsi nella mischia, e cercare di combinare qualcosa anche in questo 2013  :-)
Sperem, come si dice a Milano.

Qui sotto due performance del bravissimo Maurizio Crozza a tema natalizio. Avrebbero dovuto essere inserite prima di Natale ma vabbé.
In una veste i panni di Flavio Briatore, che immagina di portare in Kenya un tipico Natale europeo; nell'altra, risalente allo scorso anno, interpreta invece Angela Merkel, che fa a suo modo gli auguri al popolo italiano.
E con questi ultimi strascichi natalizi auguro a tutti un buonissimo nuovo anno  :-)