lunedì 29 ottobre 2012

Lo strano mondo di Robert Morgan

Ho sempre avuto una propensione per le storie inquietanti. Quelle che ti instillano un disagio sottile che si fa sempre più forte. Così quando ho scoperto Robert Morgan non ho potuto che amarlo.
Robert Morgan è un filmaker inglese, autore di strani cortometraggi popolati da personaggi animati in stop-motion (la tecnica usata in "Nightmare before Christmas" di Tim Burton, per intenderci), e calati in ambienti oppressivi e inquietanti dove si sviluppano le loro strane storie.
Penso che inquietante sia il termine più appropriato per definire il suo mondo oscuro popolato dalle ossessioni dei suoi personaggi, spesso reietti e soli.
Vi propongo qui sotto i suoi lavori che prediligo. Il primo, The Cat with Hands, racconta di un sinistro gatto che vive in un pozzo.
Il secondo, The Separation, è la storia di due gemelli siamesi che vengono separati chirurgicamente, e delle conseguenze che questo intervento avrà sulla loro esistenza.
Se The Cat with Hands è un breve, oscuro horror pieno di atmosfera, che suscita più di un genuino brivido lungo la schiena, The Separation è anche e soprattutto una storia struggente, disturbante, e commovente.


 









venerdì 26 ottobre 2012

Il punto d'onore

Qualche anno fa mi sono imbattuta nel dvd di un film che onestamente non conoscevo, ma che mi ha subito attratta, vuoi per il regista, Ridley Scott, vuoi per il titolo, vuoi per le poche immagini riportate sul retro. Le mie aspettative non sono state deluse. I Duellanti (1977) è uno dei più bei film che abbia mai visto. Riunisce due elementi che a mio parere sono essenziali per poter dire che un film è veramente ben fatto, ovvero un impatto visivo straordinario (con uno splendido utilizzo della luce naturale e locations che paiono quadri) e una storia interessante (tanto merito per questo oltre che allo sceneggiatore va a Joseph Conrad sul cui racconto lungo Il Duello, o Il Punto d'Onore il film è basato).
Si narra di due ufficiali napoleonici (interpretati da Keith Carradine e Harvey Keitel, perfetti), i quali iniziano una faida d'onore per una questione irrilevante, e questa faida si protrae negli anni, portando i due a sfidarsi a duello svariate volte, in quello che pare un meccanismo inarrestabile, che condiziona e ossessiona le loro vite.



I Duellanti è per me il miglior film di Ridley Scott, seguito da Alien e Blade Runner.
E' stato questo tra l'altro il suo primo film, e ricevette ottime critiche, che contribuirono al decollo della carriera di questo regista, a cui penso si debba riconoscere uno speciale talento visivo.
Non ho particolarmente amato i suoi film più recenti, e non ho visto Prometheus. Ma lo ammiro per i tre lungometraggi che ho citato, che penso abbiano ormai il loro meritato posto tra i classici della settima arte.



Se condividete l'idea che il cinema non debba essere solo una storia messa in scena, ma un'arte che sviluppa un proprio linguaggio, usando le immagini per creare emozioni e atmosfere, e queste immagini diventano parte integrante della storia, allora amerete questo film poco conosciuto forse, ma pronto a rilvelarsi ai nostri occhi rapiti come una raffinata poesia visiva.

mercoledì 24 ottobre 2012

Come sperperare i propri pochi denari

L'omino qui sotto l'ho comperato da Muji l'altro giorno. Ero appena uscita dal supermercato dove avevo preso due cose, con il pensiero :"Per questo mese nessun altro acquisto che non sia alimentare".
Poco dopo entro da Muji (se non lo conoscete è un negozio giapponese che vende mobili, abiti, orologi, oggetti per la casa e articoli di cancelleria, può ricordare un po' Ikea in veste nipponica, caratterizzato da un design semplice e moderno e dall'uso di materiali naturali tipo il legno) a fare un giretto, visto che era da un po' che non ci andavo. E zacchete mi imbatto in questo omino che magari a voi non dice niente ma a me è piaciuto subito da morire.
Così ho fatto due conti, e ho detto, ma sì, lo prendo.
E ho aggiunto anche questo alla mia varia collezione di oggetti di dubbia utilità (a parte il piacere estetico che mi danno quando il mio sguardo ci si posa sopra, ovviamente) che pian piano aumentano nell'appartamentino milanese  :-)

E' realizzato in legno, alto circa 25 cm, e come vedete nasconde all'interno un puzzle.









martedì 23 ottobre 2012

Le torte della nonna

Di tanto in tanto, quando passa la domenica con noi, mia nonna prepara una torta.
E' questa una delle evenienze più temute nella mia famiglia.
"Speriamo che non abbia fatto una torta" dice mia mamma mentre io e mio papà ci accingiamo a metterci in macchina per andare a prendere la nonna.
Delle volte la torta c'è, riposta nella vecchia borsa di vimini e coperta da un grande tovagliolo, tra la bottiglia di Cynar per mio papà e un pacchetto di pasta o una scatola di cioccolatini di dubbia provenienza per me ("inscì tai portat a Milan", ovvero "così li porti a Milano").

" U fai na turtela" (ovvero "ho fatto una tortella", non ho idea di come si scriva il dialetto quindi scrivo così come si pronuncia) dice la nonna una volta a casa nostra, estraendo il dolce dalla borsa.
Istante di massimo sconforto, quindi ci si affretta a riporre la tortella, ancora avvolta nel mistero del tovagliolo, sul ripiano sotto alla finestra.
Ci si mette a tavola, e quando si arriva al dessert, mia mamma, oltre a quello che abbiamo preparato noi, tipo meringhe con gelato alla vaniglia irrorate di cioccolato fuso, porta anche il dolce della nonna, che ci si svela finalmente nella sua inquietante bonarietà.
Hanno l'aria innocua, le torte della nonna. Delle tortelle, appunto. In genere tipo crostate alla marmellata. Personalmente non amo affatto i dolci alla marmellata, ma non è questo il punto.
Il problema è la pasta. Ora, io non sono certo una cuoca provetta, anzi, ma mi è capitato di preparare una frolla al cioccolato e so che di burro ce ne vuole. Direi che è essenziale per ottenere una pasta frolla degna di questo nome.
Quindi quando mia nonna una volta ci dice: "U metü un quei tuchetin de buter" (ho messo giusto qualche pezzettino di burro), ecco svelato l'arcano.
Ovvero, come mai le tortelle di mia nonna sono di una consistenza tale che puoi pensare di mangiarle solo se sei munito di scalpello o di sega.

Qualche volta la scampiamo, dato che la torta è stata fatta per mia zia che vive a pochi metri da noi. Le altre volte ci tocca mangiarne almeno una fettina (sempre che si riesca a tagliarla), mentre la nonna decanta le qualità della sua opera.
Poi, espletata questa formalità, la tortella torna sotto al suo tovagliolo sul ripiano sotto la finestra, e una volta partita la nonna viene destinata al cespuglio dove gli animali selvatici tipo volpi e ricci, la notte, vanno regolarmente a mangiare.
Spero di non avere sulla coscienza qualche loro dente rotto :-)

NOTA: voglio molto bene a mia nonna. Ammiro la sua forma e il suo spirito, notevoli in una quasi novantenne. Ma resta il fatto che le torte proprio non le sa fare.

ATTENZIONE: burro non rilevabile

lunedì 22 ottobre 2012

Su Edward Gorey, artista della leggera inquietudine

Ho scoperto Edward Gorey qualche anno fa, imbattendomi in libreria in un libretto illustrato intitolato L'Ospite Equivoco. Sono rimasta subito affascinata dalla storia di quello strano animale con la sciarpa e le scarpe da tennis che compare una notte davanti alla villa di una ricca famiglia dall'aspetto vittoriano, e che occupa da quel momento la loro casa, facendo costantemente cose tipo mangiare le stoviglie, gettare l'argenteria nel laghetto, camminare in sonnambula per i corridoi, e molte altre cose. Nessuno sa chi o che cosa sia, da dove sia venuto o perché. La storia termina con questa frase: "Da diciassette anni tiene loro compagnia e niente fa supporre che se ne andrà mai via".

Grazie a questo libro mi sono innamorata perdutamente dell'arte di Gorey, e l'ho collocato stabilmente nel pantheon dei miei artisti preferiti.
Ammiro moltissimo questo signore americano che viveva con svariati gatti nella sua casa nel Massachusetts, circondato dagli oggetti più svariati e da numerosissimi libri e numeri di riviste, opere d'arte di varia natura, in una meravigliosa accozzaglia di erudito e popolare da cui Gorey ha saputo attingere e cogliere il meglio, facendo confluire quelle svariate influenze nel mondo che nasceva dal suo tratto in bianco e nero. Era appassionato di mercatini dell'usato, di gatti e di film muti, di telefilm e di romanzi giapponesi, e di molto altro ancora.
Oltre che autore di parecchi libri suoi, fu illustratore per altri scrittori e si occupò anche di scenografie per spettacoli teatrali.

Edward Gorey con alcuni dei suoi gatti.

Le sue storie sono pervase da una leggera inquietudine, e del resto lui stesso diceva di sé: "Non so perché, ma lo scopo della mia vita consiste nell'instillare un disagio generale. Penso che il disagio sia una reazione dovuta verso questo mondo".
Così ci racconta di bambine sventurate, come la piccola Sofia Carlotta (ne La Bambina Sventurata, appunto), che dopo la morte della madre, con il padre al fronte, viene affidata ad uno zio, che però muore colpito da un mattone cadutogli in testa. Da questo momento il destino della povera Sofia Carlotta si farà sempre più fosco, ben lontano dallo stereotipo dell'orfanella che dopo tante peripezie trova infine la felicità. Qui sotto potete seguire la triste vicenda della bambina.



O come i piccoli protagonisti dello splendido The Gashlycrumb Tinies, dove ogni lettera dell'alfabeto è l'iniziale del nome di un bambino o di una bambina, tutti inevitabilmente destinati ad una tragica fine.







O ancora di cugini assassini (Questi pazzi cugini), o di genitori depravati (L'orribile coppia), o di viaggi in luoghi ignoti (La bicicletta epiplettica), e tante altre storie popolate da austeri signori dall'aria vittoriana, ragazze con lunghe collane di perle stile anni '30, bambini vestiti alla marinara, stanze tappezzate di elaborate carte da parati, e di gatti dall'aria indecifrabile.
Ma non solo i disegni hanno fatto di Gorey un vero artista, bensì anche i suoi testi, all'apparenza semplici, ma curatissimi, perfetto compendio delle sue immagini.



Concludo con l'incipit de La Bicicletta Epiplettica (la storia di un fratellino e di una sorellina che si imbattono in una strana bicicletta che li condurrà in un luogo ignoto):

"Era il giorno dopo martedì e prima di mercoledì"


Vi segnalo anche un bel libro per avere una panoramica sul lavoro di Edward Gorey, "Raffinati enigmi, l'arte di Edward Gorey", edito da Logos.



A proposito di questo blog

Sono approdata al mondo dei blog circa un anno fa, aprendo Come un animale, dove pubblico le mie riflessioni sulla spesso drammatica condizione degli animali, vittime invisibili dello sfruttamento umano, costantemente rimossi dalla nostra coscienza.

Questo nuovo blog invece, nelle mie intenzioni, sarà un luogo virtuale dove riunire riflessioni, spunti, frivolezze, arte e libri incontrati sul mio cammino e che hanno influenzato in qualche modo la mia vita.
Spero di destreggiarmi in questa nuova avventura sulla rete e mi auguro che quello che pubblicherò potrà trasmettere qualcosa ai naviganti che approderanno qui.
Quindi bando alle ciance e benvenuti  :-)